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I commandos polacchi a Capracotta e Pescopennataro

Infine il plotone di comando chiudeva l’area orientale degli edifici e aveva a  disposizione  la squadra dei mortai. Mezz’ora dopo aver emesso ordini, i commandos polacchi erano pronti alla diffesa sulle posizioni assegnate. Nel frattempo, la popolazione locale è stata condotta in rifugio tra le mura della chiesa superstite (Chiesa della Madonna delle Grazie), sita nella piazza centrale della città.

Pattugliamento dei commandos polacchi sul Sangro.

Intorno alle ore 20.30 i soldati tedeschi delle truppe alpine,confluendo da più direzioni, sferrarono il loro attacco su Pescopennataro tentando di rompere la difesa ma furono respinti da un deciso fuoco difensivo. L’azione di difesa più difficile fu sostenuta dai soldati del secondo plotone dei commando poiché si trovarono a dover respingere l’attacco tedesco che fu condotto dalla sovrastante collina vicino al cimitero. I cruenti combattimenti si svolsero a distanza ravvicinata con l’utilizzo di armi da fuoco leggere, bombe a mano e sotto la pioggia di fuoco dei mortai.

Le posizioni di difesa polacca e del attacco dei tedeschi (K. Piotrowski).

Dopo circa un’ora i tedeschi lanciarono un secondo attacco che fu respinto al termine di un duro scontro che durò fino a mezzanotte. In prossimità del paese di Capracotta operavano attivamente le batterie dell’artiglieria britannica. La conquista di queste postazioni rappresentavano il secondo obiettivo del piano di attacco tedesco, dopo la presa di Pescopennataro.

Dai margini del paese arrivavano in maniera incessante i boati delle esplosioni dei combattimenti che provocarono un forte spavento tra i civili che si erano rifugiati all’interno della piccola chiesa della Madonna delle Grazie.

Chiesa Santa Maria delle Grazie a Pescopennataro. Foto K. Piotrowski, VIII 2011.

Durante l’incessante battaglia,dall’interno della chiesa si udivano provenire le grida isteriche delle donne, il pianto dei bambini, i canti di preghiera. Il fuoco dell’artiglieria cessò verso l’una di notte ed i soldati delle truppe alpine tedesche ne approfittarono per tentare altri attacchi,molto meno decisivi.

L’ultimo impetuoso tentativo di assalto fu condotto dai tedeschi verso le tre del mattino. L’attacco fu fermamente e sanguinosamente respinto.

All’alba il capitano Smrokowski fece uscire le pattuglie esplorative che confermarono il ritiro dei tedeschi. Fu così che a Pescopennataro una incompleta compagnia di commandos polacchi, composta da soli 80 soldati, era riuscita a sconfiggere un avversario tre volte più forte, l’eccellente unità tedesca dei famosi Gebirgsjäger.

Dopo quei scontri il comando britannico ha emesso l’ordine di rinforzare la linea di difesa su quella parte del fronte. A Capracotta fu inviato un squadrone di riserva, mentre a Pescopennataro è stata indirizzata la compagnia irlandese dal reggimento di Inniskilling Fusiliers e due plotoni di genieri. A questi fu affidato il compito di minare tutti i sentieri e le strade site nella prossimità della città, mentre i commandos polacchi dovevano tornare a pattugliare i terreni sul Sangro. Gli irlandesi ai quali fu affidato il compito di proteggere la città furono alloggiati nella parte settentrionale di Pescopennataro, là dove precedentemente stazionava il primo plotone del commando polacco.

Il 23 dicembre la 1ª Compagnia Commando Indipendente polacca ricevette dal comandante della 78° Divisione di fanteria, generale C. Keightley, una lettera di congratulazioni per l’eroica difesa di Pescopennataro. Lo stesso giorno i commando polacchi ricevettero la visita del colonnello Klemens Rudnicki che stava lavorando alla realizzazione di un report per il 2° Corpo d’Armata polacco che stava in arrivo sul fronte italiano.

I giorni seguenti i commando polacchi passarano a pattugliare l’area di Borello e Sant’Angelo del Pesco.

Il 25 dicembre, giorno di Natale, incominciò a nevicare. Tutto fu coperto da una fitta coltre bianca. Le bufere di neve continuarono senza tregue anche nei giorni successivi.

La sera del 29 dicembre una pattuglia tornando da  Villa S. Maria a Pescopennataro si addentrò in un sentiero precedentemente minato dai irlandesi. Soldato Stanisław Stadnik², uno dei pochi alpinisti presenti nella compagnia polacca incappò su una mina che lo ferì gravemente causandone la morte. Il giorno dopo fu sepolto nel piccolo cimitero di Pescopennataro.

I portatori di muli dal Cipro e i commandos polacchi nella piazza centrale a Pescopennataro

Le azioni condotte dai commandos polacchi nel periodo compreso tra il 13 e il 29 dicembre del 1943 permisero di conoscere le forze nemiche, difendere delle importanti posizioni sul fronte ma anche di documentare il comportamento criminale dei soldati tedeschi su questo tratto della Linea Gustav. Il 17 dicembre a Quadri, la pattuglia del tenente Stefan Zalewski che operava dal lato opposto del fiume Sangro, vide l’assassinio di una ragazza italiana. La giovane fu fucilata. Il 20 dicembre, nella cappella del cimitero di Sant’Angelo del Pesco furono scoperti i cadaveri di tre uomini fucilati la notte precedente. Inoltre gli abitanti di alcune cittadine sul Sangro informarono i soldati polacchi di diversi atti di prepotenza da parte dei tedeschi. Denunciarono frequenti saccheggi di cibo, bestiame e altri beni. In reazione al comportamento criminale dei tedeschi, gli italiani fornirono ai soldati polacchi preziose informazioni sui movimenti delle loro truppe e la dislocazione delle postazioni militari.

I dati raccolti consentirono ai commandos di riportare sulle mappe le posizioni nemiche e di segnalarle al comando britannico. Il 29 dicembre, a Villa Santa Maria i polacchi trovarono un gruppo di minatori dell’Alto Adige deportati dai tedeschi ed impegnati, in regime di lavoro forzato, alla realizzazione di alcune opere minatorie.

Sul finire del 1943 le forti nevicate tagliarono fuori dai rifornimenti i polacchi e gli irlandesi di stanza a Pescopennataro. Per cercare di risolvere la situazione fu impartito l’ordine dello scavo di un tunnel, attraverso la neve, in direzione di Capracotta, ma il lavoro non poté essere svolto a causa delle incessanti nevicate. Per far fronte al problema, dal 7 gennaio 1944 furono effettuati su Pescopennataro dei lanci paracadutati di contenitori contenenti viveri e armi.

Il 10 gennaio i soldati polacchi riuscirono a farsi strada tra un imponente cumulo di neve scavando un tunnel in direzione di Capracotta. Nello stesso giorno il capitano Smrokowski ricevete l’ordine di spostare la sua compagnia da Pescopennataro ad Agnone.

Si concluse così il primo capitolo del valoroso servizio svolto dei commandos polacchi nella Penisola Appenninica. I due compagni caduti furono lasciati a Capracotta e Pescopennataro mentre alcuni feriti furono inviati in ospedali da campo nelle retrovie.

La compagnia commando, in numero incompleto dopo le azioni svolte sul fiume Sangro, fu inviata sulla costa occidentale dell’Italia dove, appena una settimana dopo, partecipò alla prima battaglia di Monte Cassino attraversando il fiume Garigliano e combattendo nell’area del paese di Suio e Castelforte.

¹Nel 1945 i resti di Franciszek Rogucki furono trasferiti a Cimitero Militare Polacco a Loreto.

²Nel 1945 i resti di Stanisław Stadnik furono trasferiti a Cimitero Militare Polacco di Montecassino.

Krzysztof Piotrowski

Trad. Danuta Wojtaszczyk

Ringraziamenti per la preziosa collaborazione a Francesco Ambrico e sua moglie Francesca.

Addestramento dei Commando a Caernarfon in Galles nel aprile 1943

WIDEO: Galles, addestramento a Caernarfon. Aprile 1943


I commandos polacchi a Capracotta e Pescopennataro

 

 

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