in ,

Stanisław Wyspiański (1869-1907) – artista polacco dai molteplici talenti

Eppure, gli ultimi anni di vita di quest’uomo, che seppe darci opere piene di brio, furono una lotta continua, coraggiosa, sublime sotto certi aspetti, contro la morte nella sua forma più ributtante; sulla decomposizione organica di quest’uomo ancora giovane, che i ritratti fatti a vent’anni mostrano sì seducente, domina una volontà di ferro, uno spirito di fuoco, che concepiscono ed operano senza posa, con una fretta febbrile, fino all’ultim’ora.

SALA WYSPIANSKI

All’infuori dei grandi lavori decorativi, pochi quadri del Wyspianski vengono a dirci dove quest’artista singolare sarebbe potuto arrivare: fra essi, quel’incomparabile Maternità che riproduciamo in uno studio preparatorio, e parecchi paesaggi, nei quali ricorre, come in un’ansia, ai mezzi più sbrigativi, ai grandi formati, agli schizzi violenti ed espressivi quasi fino alla caricatura.

Il grande ostacolo alla pronta comprensione piena ed intera del Wyspianski sta non nel suo disegno, ma nel suo colorito. È il caso identico dell’Hodler, col quale egli ha parecchi punti di contatto: il disegno è già forte – a grandi svolazzi arrotondati nelle pieghe delle vesti, come si incontrano solo nelle antiche stampe cinesi – ed espressivo nei tratti del viso e delle mani, tanto da far ricordare il medio evo ed i precursori svizzeri e svevi del Holbein; mentre ridotto al formato delle nostre riproduzioni acquista un aspetto d’ingenua goffaggine, di noncuranza della linea elegante, d’osservazione sovracuta richiamante i più rapidi e più rudi disegni del Durero. Ora interviene il colore: un colore che lascia trasparire la pratica dello scenografo, avvezzo ad operare per la visione da lontano e per la luce artificiale, con certi toni rossi, verdi, gialli, bruni assolutamente insoliti, con un senso dell’armonia allontanato dalle nostre abitudini per lo studio dei giapponesi.

E il decoratore in lui sorprende tanto per la scelta di colorazioni anormali, d’accordi «proscritti», quanto per la geniale singolarità delle idee. Evidentemente a Parigi ha studiato il Grasset, Carlos Schwabe, il Mucha: lo si sente subito; ma al contatto coi giapponesi si distoglie da ogni regolarità matematica e concepisce una decorazione asimmetrica, che gli permette di dar libero corso alla fantasia. Nella flora dei suoi finestroni francescani c’è un’esuberanza tropicale; poi viene la malattia, la clinica, il laboratorio di chimica e la decorazione del Circolo dei medici di Cracovia, e il poeta inventa miti scientifici, e traduce in allegorie il sistema di Copernico, ricorrendo a colori che sembrano intraveduti in quel’inferno chirurgico ch’egli frequenta ormai giornalmente.

Per qualche istante, ritorna ancora alla flora stravagante del passato, ma le sue rose prendono ora un aspetto nuovo e sembrano trasformate in senso anatomico o medico, rose gigantesche, proiettate su un quadruplo arco di cerchio, con pieghe di viscere e con tutta quella bellezza commovente che può conferir loro un’immaginazione avvezza a profanare le peggiori miserie fisiche. Conviene dunque notare, che ove si voglia parlare della «mitologia scientifica e dell’arte pittorica avvenire» all’infuori di Francia – come l’ha fatto mirabilmente, pel Besnard e per la Francia, Camille Mauclair – bisogna ricordare subito il Wyspianski, ancor prima del Klimt, la cui Medicina contiene certi tratti e fors’anche certe idee prese a prestito dal maestro polacco.

ALTRO LATO DELLA SALA WYSPIANSKI

Le sue fantasie hanno qualche cosa di grandioso e di temerario, che in passato scatenò collere e spaventi. Oggi soltanto i suoi avversari abbassano l’armi, e la Polonia intera comprende  ciò che ha perduto. E bisognerà anche che siano eseguiti, nella cattedrale del Wawel, quei prodigiosi finestroni di San Casimiro e di Santo Stanislao, che in terrore del pubblico obbligò a relegare nel museo di Cracovia. Aveva avuto l’audacia d’oscurare le finestre della Cappella coll’apparizione di due mummie che si presentano nella cassa aperta. «Visione tragica di spoglie regali – dice Adam de Cybulski – rimiranti dal fondo delle occhiaie vuote il presente inglorioso, idea ardita, ma tanto appropriata al luogo e che dall’esecuzione, grande e semplice, era attenuata in ciò che letterariamente sembrava avere di troppo macabro e di monotono».

Ed ora torniamo alle sue opere meno grandiose, più gentili, ma tuttavia capitali e definitive, di questo grande poeta e grande pittore, ch’ebbe solo il tempo d’indicarci ciò che avrebbe voluto fare. Riparliamo per un momento di Maternità, il capolavoro tra i suoi quadri di cavalletto.

È un’opera realistica e poetica insieme, filosofica e decorativa; l’attuazione geniale di tutti questi postulati fa di questo quadro la creazione più curiosa della pittura polacca, dalla Dieta di Grodno di Jan Matejko al Giardino colla libellula di Jozef Mehoffer. Una donna dalla bellezza svanita, la nutrice tipica, la madre nel senso animale della parola, porge il seno ad un bimbo rachitico ed ingordo; due bambine graziose, dal tipo slavo, guardano il misero fratellino, e pajono la personificazione dell’ingenuità davanti alla delusione brutale; dietro il gruppo, alcuni gerani in fiore. Le vesti di tutti risentono del sistema decorativo nato dall’arabesco di foglie e di fiori sovrapposti, il che forma una specie d’unità materiale.

È il contrasto tra la vita animale e la vita sentimentale, tra l’ignoranza leggendaria e lirica e la scienza frusta e brutta; sono i due periodi, nettamente opposti, nella vita della donna e forse dell’umanità. È un quadro realista come nessun altro, idealista più d’ogni altro, quindi un quadro completo, una specie d’assoluto. Poi d’un’armonia coloristica, nei verdi e nei gialli, sì rara e raffinata!

Non si finirebbe più, a parlar del Wyspianski: dovrei dire dei suoi Angeli Custodi dai capelli gialli, projettati sul turchino; della Santa Salome, austera e rigida, dalle cui mani sfugge la corona regale; della Castità inquietante, dalle carni clorotiche; del Wawel, grande ed azzurrino tra le rame di castagno; delle illustrazioni per l’Iliade, che fanno pensare ad un Klinger slavo, più geniale, meno pratico e soprattutto meno accurato… ma voglio discorre ancora del Mehoffer, e la fretta s’impone. (…)

STANISLAW WYSPIANSKI – AURORA (Illustrazione per l’Iliade)

 

Concludendo, se per la creazione d’un’arte nuova, capace di una vera ascensione, occorrono popoli giovani od almeno ringiovaniti, ed artisti che ne sappiano rappresentare i gusti e le passioni, nessuna nazione è meglio avviata a presentarci uno spettacolo più consolante della nuova Polonia, raccolta nella pace e nella libertà relative, lasciatele solo dall’Austria. (…)

Finalmente, poiché, per un vero dono di Dio, essa è il paese, il quale, proporzionatamente alla sua popolazione, abbia prodotto ai nostri giorni il maggior numero d’artisti, la miglior media dell’arte, e, in questo numero grande ed in questa media splendida, in mezzo secolo, tre individualità sì geniali, sì anormali e sì significative, quali il Matejko, il Wyspianski e il Mehoffer, bisogna riconoscere, che la Polonia, sventurata, fatta a pezzi, ma che tuttavia non perisce, anche politicamente, e non potrebbe perire, è una delle più fortunate regioni dell’Europa artistica.(…)

WILLIAM RITTER

William Ritter (1867-1955) fu scrittore, giornalista, pittore, critico d’arte e critico musicale. La sua vita, composta da viaggi e soggiorni all’estero, principalmente in Europa centrale, fu marcata da incontri con degli scrittori, dei pittori e dei musicisti. Per saperne di più leggi: https://memoriav.ch/projects/fondo-william-ritter/?lang=it

 

 

 

Włochy: Wielkie zwycięstwo Salvini w wyborach do PE

Mediolan: dwa koncerty z okazji Stulecia relacji dyplomatycznych między Polską i Włochami