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Mostra delle fotografie di Dawid “Chim” Seymour Szymin a Venezia

La giornata scelta dall’ambasciatore Anna Maria Anders per questa sua attesa visita non è casuale. Lo spiega lei stessa: «Torno nella stupenda ‘Città dei Canali’ nella settimana dedicata alla Shoah, poiché la biografia di questo fenomenale artista, fotografo e fotoreporter rispecchia la drammatica storia della Polonia del ‘900. Dawid Szymin Chim allo scoppio della Seconda guerra mondiale abbandonò infatti l’Europa; cercando disperatamente di evitare la discriminazione e le persecuzioni si trasferì a New York dove adottò il nome di David Seymour, mentre entrambi i suoi genitori furono uccisi dai nazisti. ‘La mia vita è sempre stata un insieme di pezzi sconclusionati, sto provando a darle un senso con tutte le mie forze’ – così scriveva lo stesso David Seymour nel 1948».

L’amb. Anders ha rilevato che «Da queste poche parole traspare il malessere esistenziale che accompagnerà Seymour per tutta la vita, ben nascosto dietro la sua apparente disinvoltura. Per comprendere come Chim sapeva ritrarre le anime e leggere nel cuore delle persone invito tutti a contemplare una fotografia speciale presente nel percorso: ‘Tereska disegna la sua casa’. Un’immagine che raffigura una bambina polacca di 7 anni, orfana in un istituto per bambini traumatizzati dalla guerra, testimone di orrori che nessun bambino dovrebbe mai vedere. Seymour le scatta una foto mentre è intenta a svolgere un compito assegnatole dalla maestra; un compito semplice, deve solo disegnare quella che una volta era la sua casa. Ma Tereska riesce solo a pensare al fragore delle bombe che esplodono distruggendo tutto ciò che la circonda, ai lamenti dei feriti e alle grida di chi cerca aiuto invano. L’unica cosa che riesce a disegnare su quella lavagna è una serie di scarabocchi senza senso, mentre fissa l’obiettivo del fotografo con un’espressione che è un misto di terrore, smarrimento e angoscia.

Guardando questa fotografia penso a tutti i bambini testimoni oculari e vittime dei conflitti odierni, fra cui la guerra in Ucraina o il conflitto in Medio Oriente. E penso anche con riconoscenza e ammirazione al mio papa gen. Anders, che riuscì a salvare dai gulag sovietici i polacchi fatti prigionieri durante la guerra del 1939, soprattutto donne e bambini di diverse nazionalità e religioni, tra cui oltre 4.000 ebrei che altrimenti avrebbero conosciuto un triste destino.

Spero che questa mostra, che da una parte trasmette i messaggi profondi e storicamente importanti e dall’altra testimonia lo straordinario senso dell’arte e della bellezza che esprime lo spirito del Bel Paese, possa testimoniare la profonda amicizia tra l’Italia e la Polonia, unite per promuovere la pace e i valori umanistici e sia un’occasione per ricordare la Giornata della Memoria».

L’ambasciatore Anders è stata accolta a Palazzo Grimani dal direttore dei Musei Veneti, Daniele Ferrara, e dalla direttrice del Grimani, Valeria Finocchi. A guidarla nella visita alla mostra è stato Marco Minuz, che ne è il curatore. Nel pomeriggio si è svolto un incontro fra l’ambasciatore e Daniele Radzik, consigliere della Comunità Ebraica di Venezia, nell’ambito della settimana dedicata alla Giornata della Memoria 2024. A seguire un intervento musicale.

FONTE NEWS: https://www.gov.pl/

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