“PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTÀ, NOI SOLDATI POLACCHI ABBIAMO DATO L’ANIMA A DIO, IL CORPO ALLA TERRA ITALIANA E IL CUORE ALLA POLONIA”.
Combattuta nel maggio del 1944 dal 2° Corpo d’Armata Polacco la battaglia di Montecassino è stata la prima grande vittoria dei soldati del generale Władysław Anders che si battevano per rientrare in Patria. L’eroico sforzo comune di tutto il Corpo polacco nella rottura delle fino ad allora non conquistate linee di difesa tedesche e il grande sacrificio di sangue dei soldati assunsero un importante significato simbolico. A questa terra e a tutti i soldati polacchi che qui persero la vita era necessario dare tributo e gloria eterna. Espressione particolare di ciò fu la decisione presa dal generale Anders, poco dopo la fine della battaglia, di erigere il cimitero di guerra polacco ai piedi delle rovine dell’abbazia di Montecassino. Allo stesso tempo sulla scia di questo esempio, i comandanti delle unità di linea che presero parte alla battaglia, ovvero della 3a Divisione di Fucilieri dei Carpazi, della 5a Divisione di Fanteria Kresowa e della 2a Brigata Corazzata, diedero l’ordine di erigere i monumenti sul campo di battaglia, nei luoghi della morte e della gloria dei soldati.
Tributo ai caduti
Il monumento principale, che vigila sulla memoria degli avvenimenti e sul campo di battaglia, ufficialmente inaugurato e benedetto il 1° settembre 1945 dal vescovo di campo Józef Gawlina, è il Cimitero di guerra di Montecassino. In accordo con l’ordine del generale Anders del 26 luglio 1944 la necropoli polacca sarebbe dovuta diventare un monumento proporzionato alla grandezza degli eroi morti e infatti proprio in questo si è trasformata.
Con un grande sforzo e impiego di materiali tra il 1944 e il 1945 furono effettuati dei lavori per erigere il cimitero secondo il progetto dell’ing. Wacław Hryniewicz e dell’architetto Jerzy Skolimowski. Così il versante meridionale del colle, che durante la battaglia era nominato Valle della Morte (Death Valley, Dolina Śmierci), fu trasformato nel luogo in cui oggi arrivano pellegrini da ogni parte del mondo.
All’epoca, nel 1944 e nel 1945, a quella che oggi è la più famosa necropoli polacca, lavorarono centinaia di soldati polacchi e scalpellini italiani. Significative sono le aquile scolpite nel travertino con le ali spiegate del prof. Caribelloti e il più grande bassorilievo conosciuto dell’emblema nazionale polacco creato da Michał Paszyn. L’ing. T. Muszyński verificò che tutti i lavori venissero realizzati secondo i progetti approvati.
Al cimitero militare di Montecassino riposano 1051 soldati del Corpo polacco morti durante la battaglia e trasferiti dai cimiteri provvisori di Acquafondata e San Vittore del Lazio nonché da altri luoghi di sepoltura temporanei delle precedenti battaglie sul fiume Sangro, Volturno e Garigliano e dai cimiteri del breve periodo precedente alla campagna adriatica.
Allo stesso tempo con le opere effettuate per erigereil cimitero monumentale, i soldati polacchi presero parte ai lavori per la ricostruzione dell’abbazia dei benedettini e costruirono nella parte settentrionale un grande muro di controripa, collegato con l’antico muro ciclopico. In questo modo, misero in sicurezza il terreno in modo da evitare un ulteriore spostamento di porzioni di terra e massi da sotto le mura dell’abbazia diroccata. Fu il generale Anders a ordinare l’aiuto per la ricostruzione dell’abbazia e l’innalzamento del muro settentrionale. Questi lavori furono il ringraziamento per la decisione dell’abate di predisporre tra i terreni dell’abbazia un luogo speciale per il cimitero di guerra polacco.
Il monumento alla Divisione Kresowa
Furono i soldati della 5a Divisione di Fanteria Kresowa del generale Nikodem Sulik a prendere parte alla realizzazione della prima opera di commemorazione sul campo di battaglia, erigendo su quota 575 una croce creata con alcuni elementi del ponte Bailey. Questo fu effettuato già due settimane dopo la fine della battaglia, nella prima metà di giugno del 1944. Quota 575 fu occupata durante la battaglia il 19 maggio e su di essa non si combatté una battaglia così sanguinosa come durante l’assalto sulla ben difesa Cresta del Fantasma (Phantom Ridge, Widmo), o sul colle dell’Angelo della Morte (Sant’Angelo, quota 601) che si trovavano sull’asse dell’attacco principale della 5a Divisione di Fanteria Kresowa.
Il punto più alto di questo colle è stato scelto per erigervi il monumento, soprattutto perché era perfettamente visibile dall’altura dell’abbazia e della valle del Liri. Inoltre, era anche l’obiettivo finale dei soldati della Divisione Kresowa durante lo sfondamento della linea Gustav. Per arrivare sulla cima irraggiungibile i genieri polacchi dovettero costruire una strada a forma di serpentina dai ruderi di Masseria Albaneta, sul cui altipiano fu sistematoun accampamento per l’equipaggio che si occupava dei lavori. Questo fu fondamentale per continuare i lavori che permisero di dare la forma definitiva al monumento tra il 9 aprile e il 18 maggio 1945, quando ci fu l’inaugurazione ufficiale e la benedizione del monumento dedicato alla Kresowa.
Il progetto del monumento fu realizzato dagli ingegneri Kulikowski e Urbanowicz e alla sua base furono tra le altre cose poste due lastre di travertino inclinate che riportavano le iscrizioni (in polacco e in latino) che riecheggiano ancora oggi e sono in attesa di compimento per il sangue dei soldati versato:
IN NOME DELLE LEGGI DIVINE E UMANE PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTÀ, PER L’ADEMPIMENTO DEL TESTAMENTO DEI NOSTRI AVI PER IL COMPIMENTO DI UN OBBLIGO NEI CONFRONTI DI CHI È ANCORA IN VITA E COME INDICAZIONE PER LE GENERAZIONI FUTURE, PER VILNIUS E LEOPOLI, SIMBOLI DELLA FORZA DELLA POLONIA COMBATTEVANO – MORIVANO – VINCEVANO
Questa sentenza fu coronata dallo stemma della Repubblica delle Tre Nazioni cui emblemi sono posti ognuno in un settore diverso: l’Aquila Bianca, il Cavaliere Bianco (Pahonia Lituana) e l’Arcangelo Michele realizzati in bronzo (vedi la foto d’archivio dell’autore).
Purtroppo, questo grande simbolo dal significato imperituro fu rubato in un momento indefinito insieme agli stemmi della cittá di Vilnius e Leopoli collocati sulle urne negli angoli sopra la lastra. Fu rubata anche l’insegna di bronzo della 5a Divisione di Fanteria Kresowa collocata sulla lastra sottostante, su cui appare la scritta:
I SOLDATI DELLA 5a DIVISIONE DI FANTERIA KRESOWA PRIVATI CON LA FORZA DELLA PATRIA TRA LE PRIGIONI, I CAMPI DI LAVORO, LA TUNDRA DELLA SIBERIA, IL DESERTO, IL MARE, IN MARCIA VERSO LA POLONIA COMBATTERONO QUI UNA LOTTA DURATA SETTE GIORNI, 503 MORIRONO, 1531 I FERITI
Negli anni Ottanta (nel 1981 e nel 1987) la croce fu colpita due volte da un fulmine, che causò il deterioramento delle lastre di travertino che furono sostituite con lastre nuove.
Il monumento ai fucilieri dei Carpazi sul Monte Calvario
Il 2 luglio del 1944 il comandante della 3a Divisione Fucilieri dei Carpazi, il generale Bronisław Duch, diede l’ordine di costruire un monumento per ricordare la lotta dei reparti che morirono combattendo su questo monte, che vide il sacrificio più grande. Il testo dell’ordine suonava così: «È necessario che su quota 593, dov’è stato versato più sangue da parte dei soldati, ci sia un monumento degno della loro gloria di combattenti».
Su quota 593, punto chiave di tutta la battaglia, il combattimento durò qualche mese e l’altura passò di mano in mano, perché nonera possibile trattenervisi a causa del fuoco omicida che arrivava da diversi punti. Prima dei polacchi provarono ad assalire quota 593 gli americani, i britannici e i soldati indiani. Alla fine la collina fu conquistata la mattina del 18 maggio 1944.
Le opere di livellamento del terreno e la preparazione del sito per il monumento iniziarono già verso la fine di luglio. Il progetto dell’obelisco alto 11 metri fu ideato dall’ing. Capitano Tadeusz Zandfoss, mentre la costruzione è stata effettuata dai soldati polacchi e dagli scalpellini italiani. Come materiale principale di costruzione furono usate diverse tonnelate di calce tra cui il travertino della cava di Tivoli e il marmo bianco per l’insegna commemorativa con i nominativi dei fucilieri dei Carpazi caduti nella campagna italiana tra il 1943 e il 1945. Fu un compito molto difficile, visto che si doveva costruire un tratto di strada da via San Comeo nelle vicinanze del Cancelletto (Gate, Bramka) e terminarlo con un terrazzamento sollevato dal terreno da cui partiva una larga scalinata che arrivava alla cima di Monte Calvario. Lì stavano erigendo in quel momento la parte principale del monumento alla divisione dei Carpazi. In questa situazione fu necessario livellare completamente la porzione finale della collina e i resti del vecchio fortino di difesa in pietra. Il monumento alla 3a Divisione Fucilieri dei Carpazi assunse una forma ampia che copriva una buona parte del territorio di quota 593. Sicuramente è coerente con il significato di questo luogo particolare su cui i soldati polacchi combatterono una delle battaglie più cruente di tutta la campagna adriatica.
L’inaugurazione ufficiale e la benedizione del monumento alla 3a Divisione Fucilieri dei Carpazi ebbe luogo il 18 luglio 1945 alla presenza di numerosi sottoreparti e di delegazioni e il suo svolgimento fu registrato da una delle cronache video del 2° Corpo polacco.
Ad incoronare il monumento c’è una croce, sotto, invece, ci sono delle aquile di bronzo e gli emblemi della Divisione nonché una scritta in quattro lingue, posta ai quattro punti cardinali, per dare voce al suo significato imperituro
PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTÀ, NOI SOLDATI POLACCHI ABBIAMO DATO L’ANIMA A DIO, IL CORPO ALLA TERRA ITALIANA E IL CUORE ALLA POLONIA
L’autore del testo fu Bolesław Kobczyński, poeta e soldato della Divisione fucilieri dei Carpazi.
Il monumento ai fucilieri dei Carpazi a forma di obelisco è visibile da molti chilometri e da molti punti della zona come dalla valle del Liri, da via Casilina in direzione sud-est, come anche dai punti più prossimi all’abbazia di Montecassino. Da qui attira molto l’attenzione dei pellegrini e costituisce un chiaro promemoria degli avvenimenti bellici del 1944.
Il monumento al reggimento corazzato «Skorpion»
Nella mattina del 12 maggio 1944 alla strettoia tra il versante settentrionale dell’altura detta Testa di Serpente (Snakeshead Ridge, Głowa Węża) e il margine meridionale della Phantom Ridge si avvicinò il carro armato «Sułtan» guidato dal sottotenente Ludomir Białecki. Fu però trattenuto da una forte esplosione di un fascio di mine collegate tra di loro, che colpì il blindato sopra il cingolo destro e provocò l’incendio e l’esplosione delle munizioni all’interno del mezzo. L’esplosione fu così potente che scaraventò in parte la torretta dello Sherman di parecchie tonnellate. Tre corrazati dell’equipaggio del carro armato morirono sul colpo. L’autista del mezzo Józef Nickowski morì per le ustioni riportate il 18 maggio, il giorno in cui fu conquistata l’abbazia di Montecassino. Il comandante dell’equipaggio del carro armato è stato ritrovato già morto a più di 100 metri dalla carcassa appena il 20 maggio. La tragedia dell’equipaggio del primo carro armato polacco ebbe un grande impatto simbolico e il comandante della 2a Brigata corazzata diede l’ordine di erigere sulla base della carcassa il monumento al reggimento corazzato «Skorpion».
Il monumento è stato progettato dallo scultore Władysław Kuźniarz. Sulla carcassa fu piantata una croce creata con i cingoli dei carri armati su cui poggiano due lastre di bronzo e due scorpioni, sempre in bronzo, simbolo del reggimento.
La scritta sulla lastra anteriore conservata suona così:
AGLI EROI DEL 4° REGGIMENTO CORAZZATO MORTI DURANTE LA MARCIA VERSO LA POLONIA
Sulla lastra posteriore invece c’è scritto:
QUI IL 12 MAGGIO 1944 SONO CADUTI I PRIMI SOLDATI DELL’ARMA CORAZZATA RINATA A ORIENTE
L’inaugurazione ufficiale e la benedizione sono avvenute il 18 maggio 1946, il giorno della prima ricorrenza dedicata al 4° Reggimento corazzato «Skorpion», alla presenza dei soldati di quest’unità e dei comandanti invitati degli altri reparti.
Purtroppo, all’inizio degli anni Ottanta il monumento dei corazzati «Skorpion» ebbe lo stesso destino di quello della 5a Divisione di Fanteria Kresowa e fu derubato dell’emblema nazionale di bronzo sistemato a incoronazione della lastra frontale e degli scorpioni che tenevano la croce fatta di cingoli.
I «Bambini di Leopoli», SEMPER FIDELIS
Dopo molti anni, grazie all’impegno del circolo dei soldati del Reggimento «Bambini di Leopoli », fu presa l’iniziativa di erigere un monumento per ricordare la dura lotta combattuta dal 6° Reggimento corazzato nella battaglia di Piedimonte San Germano.
Il monumento a forma di obelisco fu collocato sulla cima di questa frazione tra le rovine delle case distrutte e fu inaugurato e benedetto solennemente il 19 agosto 1973.
L’obelisco si vede da diversi chilometri di distanza, dalla valle del Liri, ed è incoronato da un cerchio negli artigli di un’aquila che sta per spiccare il volo. Una delle iscrizioni riportate sull’obelisco è:
PER LA NOSTRA E LA VOSTRA LIBERTÀ IL 6° REGGIMENTO CORAZZATO «BAMBINI DI LEOPOLI» SULLA STRADA VERSO LA LONTANA POLONIA E VERSO LA FEDELE CITTÀ DEI SUOI AVI DOPO CINQUE GIORNI DI BATTAGLIA CONQUISTÒ IL 25 MAGGIO 1944 LA CIMA E LA FRAZIONE DI PIEDIMONTE SAN GERMANO. O PELLEGRINO, CHE PROVIENI DALLA NOSTRA PATRIA, QUANDO TI FERMI UN ATTIMO, ALZA GLI OCCHI A DIO E SUSSURRA UNA PREGHIERA SINCERA PER LE ANIME DEI TUOI FRATELLI CHE HANNO OFFERTO LA LORO GIOVANE VITA ALLA PATRIA. DI’ AI TUOI SUCCESSORI, CHE LA LIBERTÀ DI UN POPOLO NON È SOLO IL DIRITTO E LA GLORIA DEI VIVI! LA LIBERTÀ È SOPRATUTTO IL TRIONFO DEI CADUTI
Il cimitero di guerra polacco a Montecassino, insieme ai monumenti ai fucilieri dei Carpazi, ai soldati della Kresowa, ai corazzati «Scorpione» e ai «Bambini di Leopoli» custodiscono da decenni quel lembo di terra per cui si è combattuto, ormai per sempre polacco. Di quella terra che prese un grande dazio di sangue dei soldati polacchi.
A condurre il pellegrino ai monumenti posti sul campo di battaglia di Montecassino sono le indicazioni incise nella pietra calcarea dai soldati polacchi nel 1945, affinché egli possa trovare i luoghi della memoria rimasti nel massiccio di Monte Cassino – Monte Cairo.
Il pellegrino che varca la soglia della necropoli nota davanti a sé centinaia di fosse e vede che su di esse veglia la grande Aquila Bianca. L’aquila polacca in terra italiana. Ai piedi dell’abbazia benedettina da cui secoli fa fu portato il cristianesimo in Polonia. Questo è un luogo di meditazione e di preghiera per le anime dei nostri connazionali caduti mentre combattevano per la libertà della Patria.
Il pellegrino, uscendo dal cimitero e voltandosi in direzione del monastero di Montecassino,su una grande lastra trova una scritta che porterà con sé sul cammino della vita:
TU CHE PASSI RACCONTA ALLA POLONIA CHE SIAMO CADUTI FEDELI AL SUO SERVIZIO
Krzysztof Piotrowski © Tutti i diritti riservati
Titolo originale: Polskie pomniki strzegące pola bitwy
traduzione: Ilaria Banchig e Adrian Mroczek