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111ª Compagnia Protezione Ponti – La 2ª Compagnia “Commando” al servizio del 2° Corpo d’Armata Polacco

111ª Compagnia Protezione Ponti – La 2ª Compagnia “Commando” al servizio del 2° Corpo d’Armata Polacco

Autore: KRZYSZTOF PIOTROWSKI
traduzione: Danuta Wojtaszczyk, Krzysztof Piotrowski
editing: Ilaria Banchig
titolo originale: Krzysztof Piotrowski, Historia: 111 Kompania Ochrony Mostów – 2 Kompania „Commando” w służbie 2. Korpusu Polskiego

La fraternità non ha confini – Braterstwo nie zna granic. La storia dell’unità militare polacco – italiano – jugoslava delle forze armate polacche in Occidente.

La campagna difensiva della decima armata tedesca e le dure condizioni dell’inverno a cavallo tra il 1943 e il 1944 fermarono il progresso dell’offensiva alleata in Italia. Il fronte si stabilizzò lungo la Linea Gustav attraversando la Penisola Appenninica nel suo punto più stretto, lungo i fiumi Sangro e Garigliano, dietro i quali si trovavano le montagne dell’Appennino centrale.
Alla luce dello sfavorevole sviluppo della situazione, fu deciso di usufruire dell’esperienza imperiale dell’esercito britannico e di coinvolgere la popolazione locale nella lotta contro i tedeschi. Le attività sovversive, effettuate dalla gente del posto che non aveva problemi di lingua e aveva una perfetta conoscenza del territorio, portarono i risultati attesi. Fu allora che ebbe inizio la ricerca dei soldati volontari.
Le autorità militari britanniche promisero al generale Władysław Anders di reclutare e fornire volontari italiani che sarebbero stati poi selezionati dagli istruttori polacchi. Il compito di trovare volontari adeguatamente motivati ​​nella regione molisana fu affidato a colloqui riservati al comando del 2° Corpo d’Armata Polacco (pol. 2 Korpus Polski) a seguito dei fallimenti nella prima e nella seconda battaglia di Monte Cassino. Fu necessario rompere l’impasse, e tentare parallelamente nuove esperienze in un territorio sfavorevole.

Fu presa la decisione di formare l’unità dell’esercito polacco-italiana per compiti sovversivi e di sabotaggio. Per ingannare l’avversario la compagnia venne stata chiamata 111ª Compagnia Protezione Ponti (pol. 111 Kompania Ochrony Mostów). I volontari italiani dovevano portare la stessa uniforme dei soldati del 2° Corpo d’Armata Polacco – la divisa britannica con i distintivi militari polacchi. I soldati italiani avevano però l’obbligo di nascondere i loro documenti e le piastrine identificative che rilevano loro nazionalità prima di ogni entrata in azione.

Roccasicura

Alla fine di febbraio del 1944, la cittadina di Roccasicura in provincia di Isernia fu designata come il luogo del primo raggruppamento di volontari reclutati. Il personale organizzativo e di addestramento dell’unità fu formato dagli ufficiali e dai sottufficiali delegati della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi (pol. 3 Dywizja Strzelców Karpackich), che si trovava nella sezione al fronte sul fiume Sangro.

La Divisione dei Carpazi dal dicembre 1943 e nei primi mesi del 1944 si trovava nella regione molisana posta al confine con l’Abruzzo nelle città più vicine alla Linea Gustav.

La veduta della città di Roccasicura dal palazzo del comune. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

Il comando polacco in breve tempo nominò istruttori adeguati e dopo la selezione dei volontari italiani fu creata la compagnia sovversiva. L’addestramento militare fu complesso e comprendeva anche le operazioni d’assalto, di ricognizione e dei genieri.

Il primo comandante della 111ª Compagnia Protezione Ponti fu, per ordine del generale Bronisław Duch, il maggiore Andrzej Racięski, vice comandante del 3° Reggimento Artiglieria Controcarri dei Carpazi (3 Karpacki Pułk Artylerii Przeciwpancernej).

Durante il servizio a Roccasicura, il maggiore Racięski con la nascente unità rimaneva a completa disposizione delle autorità militari britanniche insieme agli istruttori assegnati ai corsi di competenza. All’arrivo a Roccasicura, il maggiore Racięski fu informato da un ufficiale britannico che la creazione dell’unità italo-polacca era della massima segretezza e che, se necessario, sarebbero stati reclutati in tutto dai cento ai duecento volontari italiani. Entro tre settimane l’unità doveva raggiungere la preparazione completa per il combattimento. Era previsto un allenamento intensivo che prevedeva l’uso completo dei vari tipi di armi alleate e nemiche, tecniche di combattimento in mischia e di sopravvivenza in tutte le condizioni del terreno e meteorologiche. La compagnia fu divisa secondo la struttura dell’esercito britannico in tre plotoni, all’interno dei quali furono separate in squadre di 2-6 soldati, capaci di compiere operazioni indipendenti. La compagnia non possedeva apparecchiature per le comunicazioni via radio e fu informata che durante le operazioni sul retro del nemico non poteva ricevere supporto da altre unità.

La fraternità non ha confini – Braterstwo nie zna granic. Il primo da destra è Emilio Pizzola. Nella foto ci sono inoltre: Attilio Brunetti, due soldati jugoslavi (uno dei quali è Josef Baranowa) e l’inglese Mitchel Tyndall in abiti civili . È degno di nota il fatto che i soldati della 111a Compagnia Protezione Ponti indossino i copricapi General Service Cap con l’immagine dell’aquila polacca su sfondo verde, colore dei commandos e indossino anche le bustine militari Field Service Cap. Sull’avambraccio sinistro sotto il fregio nazionale POLAND c’è anche quello dei crociati dell’ 8a Armata Britannica (Collezione R. Pizzola)

Inizialmente, a Roccasicura, la compagnia contava circa 40 volontari italiani e 7 ufficiali e sottufficiali polacchi.

Tutti i candidati davanti agli testimoni dovevano firmare contratti per il servizio militare come volontari, consapevoli di rischiare morte e invalidità senza il diritto al risarcimento. Il contratto garantiva invece il diritto alle cure negli ospedali militari in caso di ferite e malattie. La retribuzione giornaliera per i volontari era la stessa stabilita dalle autorità alleate per i lavoratori italiani e ammontava a 50 AM-lire.

 

Le dimissioni potevano essere presentate volontariamente con il preavviso di 24 ore e senza il diritto di risarcimento. L’espulsione dal servizio doveva avvenire immediatamente in caso di violazione della disciplina militare. L’esercito britannico forniva uniformi, equipaggiamento, armamenti e cibo. Dei rifornimenti si occupava direttamente il capitano dell’amministrazione, Grienfild Arwin, che svolgeva lo stesso compito nel 3° Reggimento Artiglieria Controcarri dei Carpazi. Il compito dell’addestramento al combattimento spettava principalmente agli ufficiali polacchi, che avevano combattuto in Libia, ex ufficiali della Brigata Indipendente Fucilieri dei Carpazi e ai militari britannici esperti nelle tecniche di sabotaggio.

La lapide commemorativa a Roccasicura dedicata alla memoria dei soldati della 111ª Compagnia Protezione Ponti. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)
La lapide commemorativa a Roccasicura dedicata alla memoria dei soldati della 111ª Compagnia Protezione Ponti. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

Dei 250 volontari italiani firmarono il contratto 170, ma solo alcuni di loro sono stati lasciati nell’unità che si stava formando. Fino ad oggi non è stato possibile chiarire dove siano andati gli italiani non qualificati alla 111ª Compagnia Protezione Ponti.

Diamo voce al maggiore Andrzej Racięski, che così ricordava le raccomandazioni del maggiore britannico a Roccasicura:
“Senza il riposo domenicale, entro tre settimane, i soldati devono essere preparati ad agire in modo indipendente (…), in ogni tipo di terreno. In montagna, sulle cime e sui pendii e nei precipizi. Nei fiumi e nei torrenti. Nelle strade e sui tetti delle case. Giorno e notte. Nella fame e nel freddo. Nel fuoco nemico e durante l’inseguimento. Vedere tutto e ricordarlo meticolosamente. Relazionare. Se necessario, distruggere con le granate o materiali esplosivi i ponti, i vari obiettivi e i cannoni tedeschi. Combattere da soli, usando proiettile, granata, coltello, testa a testa, mazza, pugno, gamba e testa. Non contare mai su nessun aiuto. Raccogliere sempre messaggi e documenti. E soprattutto: catturare un prigioniero “. (Mirosław Derecki, “Kamena” n. 6, 1986).

Il 25 marzo 1944 il tenente Feliks Kępa, comandante della 3ª Compagnia del 5° Battaglione Fucilieri dei Carpazi fu delegato dal vicino Rionero a Roccasicura con l’ordine di assumere il comando del 111ª Compagnia Protezione Ponti. Il Maggiore Racięski tornò invece alla sua unità principale con il compito urgente, in vista dell’imminente quarta battaglia di Monte Cassino, di addestrare i soldati dei tre squadroni a usare i mortai da 4.2 pollici.

Gli ufficiali e i sottufficiali della 111ª Compagnia Protezione Ponti arrivarono dal 4 °, 5 ° e 6 ° Battaglione dei Fucilieri dei Carpazi e dal 3° Battaglione Mitragliatrici Pesanti dei Carpazi (3 Karpacki Batalion CKM ) e dal 12° Reggimento Ulani di Podolia (12 Pułk Ułanów Podolskich). Il sottotenente Edward Zalewski, proveniente dal campo base del 2° Corpo d’Armata Polacco a San Basilio, fu nominato il vice comandante della compagnia italo-polacca.
Nonostante il fatto che  il Reggimento Ulani dei Carpazi,  che apparteneva alla Brigata Indipendente Fucilieri dei Carpazi, aveva combattuto in Libia contro le truppe italo-tedesche dell’Afrika Korps, tra i polacchi e gli italiani non si percepivano gli rancori. La Polonia e l’Italia non si sono mai dichiarate guerra e questo sicuramente influenzò le relazioni tra i soldati. Dopo i combattimenti in Nord Africa, invece, gli inglesi furono visti dagli italiani in maniera decisamente diversa.

L’aquila polacca prodotta in Canada da Scully e i fregi della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, ricamate a macchina e a mano in Medio Oriente nel 1943. Secondo i ricordi dei soldati italiani fregi di questo tipo venivano applicati sulle uniformi della 111ª Compagnia Protezione Ponti. (Collezione K.Piotrowski)

Durante la formazione della compagnia, nonostante le barriera linguistica iniziale, tra i soldati polacchi e italiani si creò un legame di amicizia. I secolari legami culturali tra l’Italia e la Polonia, nonché il desiderio attuale di combattere contro il comune occupante tedesco influenzarono positivamente lo spirito di fraternità. Gli italiani che si offrirono come soldati volontari provenivano da diverse classi sociali, ma la maggior parte aveva precedentemente prestato servizio nell’esercito. Tra loro c’erano anche volontari provenienti dalle regioni del nord Italia separate dal fronte.

I soldati della 111ª Compagnia Protezione Ponti parlavano tra di loro il gergo polacco-italiano, mentre tutti i comandi venivano impartiti in polacco. Nel frattempo, i soldati polacchi apprendevano rapidamente la lingua locale.

Sotto il comando del tenente Feliks Kępa la 111ª Compagnia Protezione Ponti fu addestrata a Roccasicura per le quattro settimane successive, in un territorio difficile e in durissime condizioni climatiche.

La 111ª Compagnia Protezione Ponti sulla base del modello britannico era composta di tre plotoni. Ogni plotone era formato da tre squadre (genieri d’assalto, assalto e supporto), da cellule di combattimento e da cellule di approvvigionamento (poczet bojowy dowódcy kompanii, poczet gospodarczy). Il reparto non possedeva né la comunicazione radio né una squadra d’infermeria. Questi compiti furono assegnati durante l’azione agli osservatori di artiglieria, dotati di apparecchi di comunicazione e che godevano di stretta cooperazione con le unità di assistenza medica. Dopo la creazione del Raggruppamento Commando (Zgrupowanie Commando) nel giugno 1944, furono utilizzati i servizi delle trasmissioni e sanitari della 1ª Indipendente Compagnia Commando – 1 Samodzielna Kompania Commando (leggi anche: I commandos polacchi a Capracotta e Pescopennataro https://naszswiat.it/historia/commando-polacchi-capracotta-pescopennataro/)
Dal 24 aprile 1944, il 2° Corpo d’Armata Polacco iniziò a sostituire le truppe britanniche nel massiccio del Monte Cassino – Monte Cairo e la 111ª Compagnia Protezione Ponti ricevette l’ordine di spostarsi da Roccasicura nell’area del raggruppamento delle truppe polacche.

La compagnia polacco-italiana, dopo essere stata trasportata da Roccasicura, fu posta sotto le tende in un uliveto a sud-est di Venafro vicino a un torrente che si univa al fiume Volturno. In questo accampamento la compagnia subì un ulteriore addestramento sovversivo e di genieri e fu in gran parte armata dei moschetti automatici italiani Beretta.
Sulla base del registro scritto a Venafro nella 111ª Compagnia Protezione Ponti prestavano servizio 63 volontari italiani.

Venafro, foto: K.Piotrowski, VIII 2019
Le armi di base utilizzate nella 111ª Compagnia Protezione Ponti. Collezione Luciano Bucci –  Museo Winterline a Venafro. (Foto: K. Piotrowski, VIII 2019)

Il 5 maggio 1944, il campo della 111ª Compagnia Protezione Ponti fu visitato dal comandante della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, il generale Bronisław Duch, che davanti all’unità pronunciò un discorso riguardante la fratellanza storica tra le armi polacche e italiane.
Durante la battaglia di Monte Cassino, il 12 maggio, il tenente Feliks Kępa ricevette un ordine informale dall’ufficiale dell’unità sanitaria di inviare un plotone di volontari al massiccio di Cassino per aiutare a portare i feriti del primo attacco. Il tenente Kępa fu chiamato nel quartier generale del II Reparto presso il comando del 2° Corpo d’Armata Polacco, dove fu informato che avrebbe dovuto eseguire solo gli ordini emessi dal col. Władysław Michniewicz [una chiamata urgente al Reparto II informa della subordinazione diretta della 111ª Compagnia Protezione Ponti durante  la battaglia di Monte Cassino. Il colonnello Michniewicz era ufficiale responsabile dell’intelligence della 3ª Divisione dei Fucilieri dei Carpazi, il che indica che la compagnia polacco-italiana era a disposizione di intelligence della Divisione dei Carpazi / nota dell’autore]. Ciò significava che la 111ª Compagnia non era più sottoposta direttamente al comando britannico. Fu anche dato l’ordine di mandare al II Reparto alcuni soldati della 111ª Compagnia per insegnargli a usare la radio da campo.

Raggruppamento Commando
Il 3 giugno 1944 al comandante della compagnia polacco-italiana giunse notizia che sarebbe stata unita al Raggruppamento Commando. Lo stesso giorno il campo a Venafro è stato visitato dal maggiore Władysław Smrokowski, comandante della 1ª Indipendente Compagnia Commando (6 Troop, No. 10 Inter-Allied Commando). Il compito operativo della 111ª Compagnia Protezione Ponti venne cambiato e il giorno successivo fu trasferita, insieme alla 1ª Compagnia Indipendente Commando, al nuovo punto di sosta a Oratino vicino a Campobasso.

I fregi del COMMANDO e delle Combined Operation realizzati nel 1944 in Italia con ricami fatti a mano, applicati alle uniformi dei commandos polacchi (collezione K. Piotrowski). Non esiste alcuna conferma nei documenti che tali fregi siano stati applicati anche alle uniformi della 111ª Compagnia Protezione Ponti – 2ª Compagnia “Commando”.

Il Raggruppamento Commando passò sotto il comando diretto del maggiore Smrokowski e messo a esclusiva disposizione del comando del 2° Corpo d’Armata Polacco. Il compito organizzativo e di addestramento fu affidato agli istruttori della 1ª Compagnia Indipendente Commando.
A Oratino, la compagnia italo-polacca fu sottoposta a un intenso addestramento delle tecniche di combattimento dei commando britannici e denominata (in maniera non ufficiale) dal tenente Feliks Kępa la 2ª Compagnia “Commando”. Questo nome fu accettato dal tutto il Raggruppamento Commando. Non era possibile dare ai soldati della 111ª Compagnia lo status ufficiale di ’unità britannica COMMANDO, poiché ciò spettava esclusivamente ai soldati della 1ª Compagnia Indipendente Commando formata nella Città di Cupar in Scozia, principalmente dai volontari provenienti dalla 1ª Brigata dei Fucilieri.

Un documento particolarmente interessante che mostra la forma del nome della compagnia polacco-italiana, usata in maniera informale. Il documento è stato firmato dall’ex comandante della 111ª Compagnia Protezione Ponti che ha poi prestato servizio poi prestava servizio nel 65° Battaglione Fanteria della Pomerania come comandante della compagnia di supporto. (Collezione Raffaele Pizzola)

A Oratino, la compagnia del tenente Kępa alloggiava in uno degli edifici più grandi della città, mentre i commandos del maggiore Smrokowski furono collocati in alloggi individuali.
Durante questo periodo hanno presentarono le dimissioni dal servizio più di una dozzina di volontari italiani. Nella compagnia, invece, furono reclutati circa venti giovani volontari jugoslavi, giunti in Italia dai vari gruppi partigiani. Avevano già esperienza nei combattimenti e furono sottoposti ad addestramento congiunto sotto gli ordini del capitano Stanisław Zalewski.
Nella seconda metà di giugno del 1944 la 111ª Compagnia Protezione Ponti contava 23 ufficiali e sottufficiali polacchi, 68 volontari italiani e 20 volontari jugoslavi.

I jugoslavi, originari soprattutto dalle unità di Mihailović, furono assegnati ai tre plotoni della 111ª compagnia, 7 per ogni 1° e 2° plotone e 6 per il 3° plotone.

Il soldato più giovane della 111ª Compagnia Protezione Ponti era Carmine Pecorelli, nato nel 1928 e proveniente da Sessano del Molise. Nel dopoguerra, divenne un famoso avvocato e giornalista. È stato assassinato in circostanze inspiegabili nel 1979 a Roma. I più grandi d’età tra i soldati italiani erano invece Angelo Valerio e Pietro D’Alessandro, nati nel 1911.

Studio uniformistico unico. Il soldato Gaspare Cardenio nella divisa dei commandos polacchi. Degni di nota il basco verde (Green Beret) con l’aquila in metallo e i fregi stampanti COMMANDO e Combined Operation sotto la toppa POLAND. La fotografia fu probabilmente scattata durante il servizio di G. Cardenio nel 2° Battaglione dei Commandos Motorizzati, dove prestò servizio come portaordini del maggiore Władysław Smrokowski e fu chiamato dai soldati con il soprannome “Cici”, che deriva del vezzeggiativo italiano “Ciccio”.

Sulla base delle memorie del tenente Feliks Kępa è stato stabilito che la composizione organizzativa della 111ª Compagnia Protezione Ponti era la seguente:

dowódca Kompanii                                por. Feliks Kępa
zastępca d – cy komp.                           ppor. Edward Zalewski
szef komp.                                              sierż. Stramczewski
podof. gospod.                                        kpr. Gruszecki
d – ca pocztu bojowego d – cy komp.     pchor. Władysław Schmidt
d – ca I plutonu                                       ppor. Tadeusz Zontek
z – ca dow. I plutonu                               kpr. pchor. Tadeusz Kowalewski
d – ca II plutonu                                      plut. pchor. Adam Hodur
z – ca dow. II plutonu                              plut. Aleksander Złotecki
d – ca III plutonu                                     wachm. Hieronim Gruszecki
z –ca dow. III plutonu                              kpr. pchor. Zbigniew Wierzbicki
dowódcy drużyn: I                                   kpr. Maksymilian Gabara
II                                                              pchor. Dubois
III                                                             kpr. Tadeusz Jankowski
IV                                                             kpr. pchor. Przybyszewski
V                                                              kpr. Mario Lorezzo
VI                                                             strz. z cenzusem Zbigniew Piątkiewicz
VII                                                            kpr. Gino Capotosto
IX                                                             pchor. Zbigniew Kural
I obserw. d – cy komp.                             strz. Emilio Miranda
II obserw. d – cy komp.                           strz. Dante di Clemente

Il 21 giugno 1944, dopo tre settimane di allenamento, il Raggruppamento Commando fu spostato nel fronte adriatico a Monte Pagano, e il 30 giugno a Porto San Giorgio. Il 4 luglio a Monte Lupone i soldati del Raggruppamento furono assegnati sotto il comando della 2ª Brigata Corazzata. Dopo una giornata furono trasferiti a Castelfidardo, dove presero le posizioni lasciate dai tedeschi nella fabbrica di fisarmoniche Soprani e nelle case adiacenti.

Sul fronte adriatico, sull’ala sinistra del 2° Corpo d’Armata Polacco in quel momento stavano combattendo sotto il comando polacco anche il Corpo di Liberazione Italiano e la Brigata Maiella.
L’8 luglio 1944, il Raggruppamento Commando, per ordine del generale Władysław Anders fu subordinato alla 3ª Divisione dei Fucilieri dei Carpazi e si trasferì sul fronte lungo la costa vicino a Numana. Aveva il compito di sostenere il Reggimento Ulani dei Carpazi e della 3ª compagnia del 5° Battaglione Fucilieri dei Carpazi, esausti nelle lotte di inseguimento, che riuscirono a conquistare le postazioni a sud di Monte Freddo e il ponte di Numana, già preparato dai tedeschi all’esplosione.
La 111ª Compagnia Protezione Ponti si posizionò in prima linea davanti al Monte Freddo sulla base di Villa Virginia, mentre la 1ª Compagnia Indipendente Commando si stabilì in retroguardia a Villa Terni. Per decisione del comandante della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, il Raggruppamento Commando ricevette il nome in codice “Fiordalisti” (in polacco significa “Bławaty”).

Villa Virginia. (Foto: K. Piotrowski,VII 2019)
Villa Terni. (Foto: K. Piotrowski,VII 2019)

La 2ª Compagnia “Commando” sostituì la 3ª compagnia del tenente Adam Puzoń, sfinita dalle battaglie di inseguimento. Nella prima linea furono posizionati il 2° plotone del caporal maggiore cadetto Adam Hodur e il 3° plotone del sergente Hieronim Gruszczyński. Il 1° plotone del sottotenente Tadeusz Zontek fu mandato sull’ala destra della Compagnia con il compito di dare supporto alle posizioni di Reggimento Ulani dei Carpazi vicino al ponte di Numana conquistato. La cellula di combattimento (poczet bojowy) del tenente F. Kępa si stabilì a Villa Virginia.

Schizzo delle attività del Raggruppamento Commando sul fronte di Ancona. (IPMS)

Le posizioni tedesche più vicine si trovavano di fronte a una distanza di circa 200 metri. Erano appoggiate sui forti punti di resistenza del Il Coppo (92 m sopra livello del mare) e il Monte Freddo (134 m sopra livello del mare) che si innalzavano a nord-est di Villa Virginia. Davanti al Il Coppo, nell’area situata di fronte alle posizioni occupate, c’era un stoghound distrutto e i corpi di due soldati polacchi caduti, dell’allievo ufficiale Martin e del caporal maggiore Ważny. Il caporal maggiore Ważny con il suo plotone aveva conquistato il colle 553 sulla Linea Hitler a Piedimonte San Germano.

A quel tempo le posizioni di difesa dalla parte avversaria, a partire da Numana dalla strada n. 16 furono occupate dalle compagnie del 2° Battaglione del 993° Reggimento Granatieri (278 Divisione Fanteria) e sostituite successivamente con il Gruppo di Battaglia Peter. Sulle posizioni tedesche vicino a Villa Virginia c’erano undici postazioni con mitragliatrici e la presenza di un cannone semovente M 43.

La veduta sul Il Coppo e su Monte Freddo da Villa Terni. In lontananza domina il Monte Conero. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

Le posizioni tedesche in quest’area facevano parte del fronte di difesa sulla Linea Edith e si trovavano a circa 12 chilometri da Ancona.
Nella sezione sotto Numana le posizioni acquisite furono protette dal fuoco del 1° squadrone del 3° Reggimento Artiglieria Leggera dei Carpazi. A Villa Virginia si trovava la squadra di comunicazione e osservazione sotto il comando del tenente Władysław Łuczyński. Il comando del Reggimento Ulani dei Carpazi fu di stanza nel palazzo del Marchese Bianchini – Gonzaga.

La conquista di Monte Freddo

“Non ci aspettavamo che quando il sole sorgesse sopra le colline, avremmo iniziato il nostro primo fervente combattimento”. (Mirosław Derecki, “Kamena” n. 12, 1986)

Il 9 luglio 1944 da Villa Terni, a più di un chilometro di distanza, arrivò a Villa Virginia “armato” solo di bacchetta da ufficiale il comandante del Raggruppamento di Commando, il maggiore Władysław Smrokowski, emettendo ordini per la ricognizione di Monte Freddo. Con il mag. Smrokowski e il tenente Kępa partirono i soldati del 3° plotone del sergente Gruszczyński e i soldati della cellula di combattimento (poczet bojowy) del comandante della compagnia. Attraversando di soppiatto un terreno leggermente in salita ricoperto da fitta vegetazione, si avvicinarono a una casa di campagna in pietra. Qui, il maggiore Smrokowski, indicando gli edifici dichiarò con calma al comandante della 2ª Compagnia “Commando”:

“Vivrai abbastanza bene qui (…), questo sarà il tuo punto di sosta. Lì, in quel mais sulla destra metterai un plotone, in questa vigna il secondo plotone e sarà tutto a posto”. (Mirosław Derecki, “Kamena” n. 13, 1986)

Il maggiore Smrokowski decise così di avanzare nelle posizioni sfavorevoli sul versante meridionale del Monte Freddo e di conquistare la collina con una visione completa dei tedeschi nelle posizioni polacche.

Il casolare chiamato “Contadino” sul Monte Freddo fu conquistato dai soldati della compagnia polacco-italiana il 9 luglio 1944. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

La situazione evolse rapidamente. La conversazione ascoltata dai tedeschi a distanza ravvicinata risvegliò il fuoco delle armi leggere. Il tenente Kępa emise un ordine immediato di attaccare le posizioni interrate del nemico, mentre il maggiore Smrokowski iniziò a chiedere supporto al secondo plotone di A. Hodur, sapendo che era appena iniziato un feroce scontro a fuoco a distanza ravvicinata.

I soldati della compagnia polacco-italiana si lanciarono con destrezza nelle posizioni tedesche. All’interno della casa furono gettate le granate iniziando allo stesso tempo a conquistare di corsa le posizioni tedesche interrate.

Nei combattimenti spietati, il fuoco delle mitragliatrici e altre armi leggere si mischiavano con le esplosioni delle granate. I tiratori scelti tedeschi a causa delle distanze ravvicinate riuscirono a sparare un colpo solo, alzando le mani. Nel frattempo, il fuoco di sbarramento anche dall’artiglieria nemica, concentrando il fuoco sulla propria linea difensiva che si trovava sotto attacco.

Un rapido attacco di sorpresa della compagnia polacco-italiana spezzò rapidamente la resistenza dei difensori sul Monte Freddo. Una dozzina di essi fu uccisa e molti furono fatti prigionieri. Furono inutili i tentativi di Hauptmann Wiedemann di fermare i suoi soldati che stavano scappando dalla linea di difesa della collina. Nel giro di un’ora, la 2a Compagnia “Commando” conquistò le più importanti posizioni del nemico.

Durante l’assalto cadde il caporale cadetto Zbigniew Wierzbicki, che sparando saltò nella trincea dell’avversario durante l’esplosione di una granata.

L’attestazione della concessione postuma della Croce Virtuti Militari al caporale cadetto Zbigniew Wierzbicki, caduto sul Monte Freddo il 9 luglio 1944.
Un frammento del campo di battaglia di Monte Freddo sul retro del casolare “Contadino”. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

Dni Poradnictwa ZUS w Rzymie i Turynie

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