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WŁOCHY 1916: „Ratujcie Polskę! Jest jeszcze czas…”

W okresie Wielkiej Wojny, wielu Polaków przebywających we Włoszech podejmowało działania na rzecz „sprawy polskiej”. Jednym z nich był Aleksander Kołtoński. Z okazji zbliżającego się Narodowego Święta Niepodległości pragniemy przypomnieć odezwę skierowaną do państw Ententy, którą Kołtoński opublikował 12 listopada 1916 roku na łamach włoskiego pisma „Il Lavoro” (www.bibliotecadigitale.regione.liguria.it). Odezwa została wydrukowana również w formie ulotki. Pod tekstem ulotki w języku włoskim podajemy linki do czterech publikacji autorstwa A. Kołtońskiego oraz do artykułów o nim samym, które ukazały się na naszym portalu.

Agata Rola-Bruni

“IL LAVORO”  Genova  – Domenica 12 Novembre 1916

 

SALVATE LA POLONIA!

C’è tempo ancora…

 

Accade un fatto apparentemente inspiegabile, un fatto unico nella storia dell’umanità intera. Risorge una martire per causa del proprio inquisitore. Per l’ordine di S. M. l’imperatore di Germania. Sepolta viva tre volte colla barbara ed ignobile politica dei di lui antenati, s’alza dalla sua tomba secolare la martire Polonia. S’imbandierano le città dissanguate. Le campane delle sue chiese offese suonano la gloria della sua risurrezione. Ed il suo popolo stanco ed affamato canta a capo scoperto l’antico inno: «Dio protegga la Polonia». Il mondo guarda meravigliato e pare non comprendere il significato del grande mistero che avvenne nell’anima del popolo polacco…

Il cinque novembre dell’anno millenovecentosedici, il giorno della proclamazione dell’indipendenza della Polonia da parte di due dei suoi soggiogatori, rappresentando il punto culminante del suo calvario, resterà forse come il momento più memorabile di questa conflagrazione. Da un rappresentante dell’imperatore di Germania a Varsavia e contemporaneamente da quello dell’imperatore d’Austria viene dichiarata all’umanità l’indipendenza dell’antico Regno Polacco… Il fatto resterà incancellabile nelle pagine della storia mondiale come un fatto compiuto e non potrà essere negata da nessuno la sua importanza politica per il futuro assettamento dell’Europa. Che non si meraviglino dunque gli amici provati della Polonia di quelle lacrime di gioia che piange il suo popolo vedendo sventolare dal castello del Belvedere, vecchia sede dei suoi re, la bandiera rossa coll’aquila bianca. Al popolo, che da più d’un secolo soffre il martirio della più terribile schiavitù, resti riserbato il diritto d’inebriarsi alla proclamazione della sua libertà qualunque ne sia il suo valore reale!…

Sarebbe ingenuo di credere che fu la sentimentalità che spinse gli aggressori del Belgio e della Serbia al nobile atto di liberazione del popolo da loro una volta così brutalmente soggiogato. Lo dicono del resto le non ambigue parole del governatore Baeseler. Si tratta semplicemente della nuova carne umana della quale necessitano in questo momento i generali tedeschi per l’inscenatura di certi loro piani strategici e forse anche di qualche giuoco politico in relazione col nemico più temibile, la Russia. E’ però sbalorditivo il cinismo col quale la Germania vorrebbe spingere il ricattato esercito polacco contro la fiumana di una imminente aggressione russa. A Berlino si conosce troppo bene il patriottismo dei polacchi, per non sapere che nel caso di difesa della libertà a tal prezzo riconquistata, alzeranno le loro mani rinvigorite persino i vecchi e gli adolescenti. Si sa pure a Berlino che con un esercito fresco, composto da soldati che sull’altare della patria sono pronti a lasciare l’ultima goccia del proprio sangue, si possono fare dei miracoli. Ma anche soltanto colla spinta verso la morte sicura dell’ultimo mezzo milione di polacchi abili ai servizi di guerra lo scopo potrebbe essere raggiunto lo stesso, e chi sa se non in modo più soddisfacente, perché perseguitato da secoli. L’estirpazione completa del popolo polacco rappresentava fin dai tempi antichi il punto saliente dell’inumana politica prussiana ed il sogno più accarezzato dei suoi rappresentanti maggiori.

Si domanda adesso ai polacchi che parte vorranno sostenere nella tragica situazione creata loro dai tristi avvenimenti del momento attuale. Da qualcuno si mette loro innanzi persino un certo aut-aut. alludendo all’esistenza della legione polacca che combatteva accanto agli eserciti austriaci e contro la Russia: cioè contro l’Europa liberale. Non bisogna però dimenticare che fra le condizioni che furono fatte da parte di questa legione al governo austriaco come sine qua non della loro partecipazione alla guerra una delle più importanti fosse quella di non combattere «ne contro gli amici italiani e francesi, ne contro i fratelli serbi». Non bisogna dimenticare che un’altra legione polacca, incorporata nella cosidetta legione straniera, combatta ancora oggi in nome dei più alti ideali dell’umanità fra le file dell’esercito di Francia, guadagnandosi continuamente l’encomio dei superiori a l’ammirazione e gratitudine dei francesi.

Fatto sta, che tenuto nella completa ignoranza della verità, custodita gelosamente dalla ferrea censura dell’invasore e disperato per la mancanza di un appoggio effettivo da parte dell’Intesa, il popolo polacco potrebbe essere capace di giuocare oggi anche questa carta rischiosa della sua esistenza purchè anche a prezzo dell’ultimo suo sangue, potesse guadagnarsi il premio della libertà, la quale se fosse anche una liberta fittizia, potrebbe garantirgli davanti al mondo il diritto per l’indipendenza nazionale nel prossimo avvenire.

I polacchi, fiduciosi della vittoria definitiva dell’intesa combattente in nome di giustizia per la libertà dei popoli, guardano perciò col cuore tremante verso quell’abisso, nel quale potrebbe essere spinta la disgrazia loro patria dalle ingannevoli promesse della Germania. La salvezza della Polonia si trova sempre, ancora nelle mani dell’Intesa.

Il popolo polacco non può far a meno della sua unità e della sua indipendenza.

Soltanto a questa condizione è possibile un suo sviluppo come «uno Stato libero, felice e lieto della sua vita nazionale». La questione polacca è per eccellenza una questione europea. Tocca dunque all’intesa di risolverla definitivamente. Basterebbe forse che sull’atto chiassoso dei imperatori l’Intesa volesse rispondere immediatamente colla dichiarazione ufficiale come lo fece già del resto ripetutamente, per il Belgio, per la Serbia e per il Montenegro, di battersi anche per le tre Polonie unite in uno stato libero ed indipendente. Con una simile dichiarazione dell’Intesa si compirebbe il più nobile atto della giustizia e la Polonia sarebbe salva.

Popoli dell’Intesa, che avete la fortuna di vedere chiaro il vero stato delle cose, non permettete di crocifiggere ancora una volta la grande martire e salvatela!

Salvate la Polonia, c’è tempo ancora!…

ALESSANDRO KOLTONSKI

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